Nei giorni scorsi questo blog aveva dato l’allarme per l’aumento della temperatura del Mediterraneo che, secondo i climatologi dell’IPCC dell’Onu, è aumentata tra i 2 e i 4 gradi. Mentre tutti gioiscono perchè finalmente anche i più frettolosi possono fare il bagno in Sardegna, famosa per le acque “gelide” anche d’estate, il Mare Nostrum è come un’enorme pentola in ebollizione e l’evaporazione crea scompigli in atmosfera tra flussi caldi, bolle d’aria fredda in alta quota, venti sciroccali, scariche elettrostatiche, fulmini.
Risultato: micro tornadi e brevi uragani violenti che coprono un raggio di non più di venti chilometri e che possono essere pericolosissimi nel far gonfiare torrenti in secca e farli diventare valanghe d’acqua.
Questa la situazione. Ma la protezione civile dov’è? E’ necessario che sia detto a chiare lettere e a tutti che i pericoli di morire, portati via dalla furia dell’acqua, possono accadere a ridosso dell’Appennino, sulle rive di fiumi anche in secca, e in alta montagna.
Non si può morire come è successo ieri in Calabria. Non è possibile morire sulle Alpi perché si va in montagna con i sandali senza informarsi sull’arrivo di precipitazioni pomeridiane che sono una costante dovuta allo sconvolgimento prodotto dai cambiamenti climatici.
Ripetiamo è bene che la protezione civile si muova e dia costantemente allarmi sulle condizioni climatiche molto localizzate.