Di questa bella cittadina tedesca del Baden Wuerttemberg, Friburgo in italiano, 220 mila abitanti, accanto alla Foresta Nera, vicino ai confini con Francia e Svizzera, parlano diffusamente tutti coloro che studiano, progettano e lavorano per la vera sostenibilità del Pianeta e per combattere i cambiamenti climatici.
In Italia, nonostante ci siano decine di siti su internet, pubblicazioni decennali dell’Istituto di Bioarchitettura di Bolzano, di Legambiente e Greenpeace, nessun ente istituzionale, Ministero dell’Ambiente e Ministero dello Sviluppo Economico in testa, ne parla.
Friburgo per la stragrande maggioranza degli italiani è una X incognita nella mappa geografica d’Europa.
Proviamo a spiegare che cosa succede in questa città, ricca di arte e cultura, premettendo che rispetto all’irradiamento solare, Friburgo ha il 25% in meno del sole che “scalda” Milano, il 30% in meno di Roma, il 35% di Napoli, di Cagliari e Palermo.
Primo fatto: Friburgo produce energia 4 volte superiore a quella che consuma. Il Solarsliedung (il villaggio solare) sfrutta le 1800 ore di sole l’anno, in media, grazie a 1800 pannelli solari di ultima generazione e di alta efficienza tecnologica per produrre energia. E’ il sistema di “costruzione solare” più avanzato al mondo.
Secondo fatto: 500 chilometri di piste ciclabili vere, cioè staccate dalle strade percorse da automobili, perché le 200 mila biciclette sono il mezzo di trasporto ufficiale (anche d’inverno) della città.
Terzo fatto: i tram e gli autobus sono tutti elettrici. I taxi si muovono con i pannelli solari sul tetto.
Tram elettrici
Quarto fatto: le emissioni di Monossido di Carbonio sono pari a 0. Quelle di anidride carbonica, CO2 per capirci, molto basse. Le polveri sottili sempre molto al di sotto dei limiti. La qualità dell’aria si posiziona sempre tra discreta e ottima.
Quinto fatto: La maggior parte delle case di Friburgo vengono definite, in architettura urbanistica, “case passive” perché il loro isolamento termico permette di coprire grandissima parte del fabbisogno termico senza usare caldaie o termosifoni convenzionali, cioè quelli usati a Roma, città molto più calda di Friburgo.
Sesto fatto: Friburgo ha progettato e costruito il quartiere della sostenibilità totale. Si chiama Vauban e lo ha progettato Rolf Dish, l’architetto maestro delle emissioni zero. In 9 anni sono state costruite 2 mila ville per 5 mila abitanti. Il sistema di sfruttamento energetico con i pannelli solari più avanzati permette, quando la singola villa produce più energia di quella che consuma, di mettere in rete l’energia in eccesso. Cioè il 20% della domanda locale di elettricità.
Quartiere Vauban
© Google Maps
Settimo fatto: Le tre R (rifiuto, riciclo, risorsa) sono il simbolo della raccolta differenziata a impatto zero.
Ottavo fatto: Friburgo ha costruito il primo stadio di calcio al mondo alimentato con pannelli solari a metà degli anni Novanta.
Come è stato possibile tutto questo?
Tutto partì da un atto di protesta popolare a metà degli anni Sessanta dello scorso secolo. La cittadina si schierò contro la costruzione di una centrale nucleare pensata a una ventina di chilometri di Friburgo. Nel 1969 il comune decise per una svolta ecologista: migliorare la qualità della vita insieme allo sviluppo e alla crescita. Fu appoggiato dalla Regione (Land) e dal Governo centrale.
Oggi Freiburg è il laboratorio più avanzato in Europa per la ricerca tecnologica: nel campo del solare termico, dei pannelli e delle infrastrutture innovative lavorano 15 mila persone.
Ma Friburgo non è una perla nel nulla. La Germania, e anche in questo caso se ne parla molto poco, ha deciso da anni di puntare al massimo sulle energie alternative: dal disastro di Chernobyl (1986) mai più nuove centrali nucleari ma sempre più fotovoltaico, pannelli solari e pale eoliche per raggiungere livelli di sostenibilità ambientale impensabili fino a 30 anni fa.